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== Informazioni generali == 

L’estrazione sistematica del marmo di Lasa risale alla metà del secolo scorso. Ma già nel 1750 lo scalpellino bavarese Johann Schmiedinger si era stabilito a Covelano dove aveva acquistato i diritti di estrazione al monte di Covelano, successivamente trasferiti ai suoi discendenti. Nel 1848 questi diritti furono acquistati, insieme a quelli di Ludwig Veith in Val di Lasa, dallo scalpellino di Monaco di Baviera Bernhard Schweizer. Questi fornì marmo allo scultore di corte Schwanthaler, al servizio di Ludovico I di Baviera. Nel 1865 giunse a Lasa, Carl Steinhäuser, professore e scultore a Karlsruhe e fondò i "Laaser Marmorwerke", la prima azienda centralizzata di lavorazione del marmo. Nel 1883 iniziò l’estrazione sistematica del marmo ad opera di Josef Lechner nella cava Weißwasser.

A questi pionieri dobbiamo la fama di cui gode il marmo di Lasa in tutto il mondo. Se intorno al volgere del secolo, nei tempi di massima fioritura, il prezioso materiale era destinato prevalentemente ad opere artistiche – in particolare nei vicini paesi europei e in alcune case reali oltreoceano e negli Stati Uniti – oggi il marmo di Lasa è diffuso ed apprezzato in tutto il mondo. Qualche esempio: Singapore, Ryadh, Kuala Lumpur, Auroville (India), Abu-Dhabi, Memphis Tennessee.

Indice

Verso la fama mondiale

La lavorazione di massi erratici

Oggi, le opere in marmo di Lasa si trovano in tutto il mondo. Le prime opere in “Laaser Marmor”, o meglio in quello che noi oggi conosciamo come marmo di Lasa, sono state realizzate dagli abitanti delle zone vicine ai giacimenti. Nessuno sa oggi con precisione quando sia iniziata effettivamente l’estrazione e l’uso del marmo di Lasa. È probabile che la candida pietra abbia affascinato l’uomo da sempre. L’estrazione del marmo risale in ogni caso a molti secoli fa. Inizialmente venivano raccolti e lavorati blocchi singoli, cioè massi erratici caduti dalle rocce e trasportati a valle da slavine e corsi d’acqua.

La testimonianza più antica oltre i confini del Tirolo, a Coira

Le testimonianze più antiche dell’uso del marmo di Lasa oltre i confini del Tirolo, si trovano in Svizzera, a Coira, nel Canton Grigioni. Su una lapide che il vescovo di Coira Vittorio III aveva fatto trasportare e lavorare intorno al 720 d.C., per un venostano il cui nome non è identificabile, è scritto: “Hic sub ista lapide marmorea qvem Vector ver in lvster preses ordinabit venire de Venostes hic reqviescit dominus”.(Qui, sotto questa pietra marmorea che l’illustre conte Vittorio ha fatto giungere dalla Val Venosta, riposa questo signore”).
Solo nel Tardo Medioevo troviamo nuovamente un’indicazione che il marmo di Lasa era stato “esportato” oltre i confini storici di questa terra.

Monumento funerario dinastico degli Asburgo a Praga

Nel 1566, l’imperatore Massimiliano II affidò ad Alexander Colin – questi aveva già lavorato nel 1562 per l’arciduca Ferdinando II a Innsbruck come scultore di corte – la costruzione del monumento funerario di quest’ultimo e della sua defunta consorte Anna di Boemia ed Ungheria, nel Duomo di San Vito a Praga. Colin realizzò il doppio monumento funerario tra gli anni 1571 e 1573, dopodiché l’opera fu spedita a Linz dove rimase fino al 1575, nonostante fosse previsto il trasporto su slitta fino a Praga. Qui giunto, presumibilmente nel 1576-77, il monumento fu ampliato per commemorare e accogliere, a fianco dei suoi genitori, anche l’imperatore Massimiliano II, morto nel frattempo.

I fratelli Strudel aprono al marmo di Lasa, le porte dell’architettura viennese

I primi artisti che fecero uso del marmo di Lasa in grande stile, che ne iniziarono l’estrazione secondo concetti imprenditoriali e che per tale attività furono titolari di concessioni da parte dell’autorità, furono i fratelli Paul, Peter e Dominik Strudel di Cles in Val di Non. I tre fratelli si erano formati professionalmente nelle botteghe di intaglio del loro paese di origine e avevano continuato la loro opera nelle botteghe di Carl Loth, originario di Monaco di Baviera, del ticinese Baldassarre Longhena e dello scultore fiammingo Giusto de Conte a Venezia. Dal 1686 furono a Vienna dove cercarono di ingraziarsi, con grande pertinacia, i favori di diversi mecenati quali ad esempio i principi Johann Adam I Liechtenstein e Johann von der Pfalz. Dominik Strudel (1667-1715) fu un inventore e riuscì a concludere contratti per il miglioramento del drenaggio di gallerie minerarie. Suo fratello Peter avanzò ben presto al rango di pittore di corte e da camera. I due scultori Paul e Peter Strudel hanno dischiuso al marmo di Lasa le porte dell’architettura viennese. Contrariamente a Peter, il fratello Paul non riuscì a entrare alla Corte Imperiale, tuttavia, una volta ultimata sotto la sua direzione, la Colonna della Peste in centro città a Vienna, ottenne nel 1696 l’incarico permanente a corte per la realizzazione, in marmo bianco tirolese, di una galleria degli Asburgo, dell’imperatore e dei suoi antenati. Nel corso dei lavori per la Colonna della Peste, Paul Strudel era venuto a conoscenza - e ne aveva rivendicato la scoperta - del giacimento marmifero tirolese nella zona di Vipiteno e della Val Venosta. Assunti oltre 20 tra operai e scalpellini, 4 scultori italiani, un marmista e un fabbro ferraio fece estrarre sotto la sorveglianza di Dominik, il marmo in Val Venosta a “Slanders über Greflen im Thaal Fraz“ (presumibilmente vicino a Tafraz presso Covelano). Il marmo veniva trasportato a Hall in Tirol su carri e da lì su chiatte a Vienna.

Il marmo di Lasa conquista il barocco asburgico

È stato senza dubbio Michelangelo a rendere famoso nel mondo il marmo di Carrara. Tuttavia l’artista che, sulle basi gettate nel XVI secolo da Michelangelo, portò alla massima fioritura la scultura barocca, fu l’architetto romano Giovanni Lorenzo Bernini. L’opera del Bernini che rispecchia gli ideali dell’epoca, influenzò ancora per decenni dalla sua morte, gli artisti oltre i confini della sua patria. Il suo orientamento divenne il “credo” di numerosi scultori italiani e stranieri, che dalla metà del XVII secolo affluirono a Roma e in altre località in cui il Bernini e i suoi allievi avevano operato o lasciato le proprie opere, per apprenderne lo stile e i mezzi espressivi. Da lì tornavano arricchiti dei dogmi della scultura romana dell’illusionismo per dare un seguito, secondo le capacità del singolo e delle situazioni locali, agli intenti del Bernini. Uno degli artisti che al volgere dal XVII al XVIII secolo, dunque un quarto di secolo dopo la morte del Bernini, divenne un nunzio della sua arte figurativa e che ne approfondì e ne ampliò i principi, fu lo scultore Matthias Bernhard Braun, nativo di Sautens in valle Ötztal. Braun aveva raggiunto in pochi anni di attività grande fama di scultore, con un’officina propria a Praga, ardente fulcro del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Egli lavorava soprattutto con la tenera arenaria della Boemia, ma il marmo di Lasa non gli era ignoto. La sua confidenza con la pregiata pietra naturale è dimostrata dalla presenza nell’officina di Praga, dei fratelli Johann e Gregor Thény di Burgusio in Val Venosta. Questi conoscevano senz’altro il prezioso materiale tanto vicino al loro luogo di nascita. Il marmo di Carrara non era solamente caro, ma il trasporto per i Paesi a nord e ad est delle Alpi, era impresa pressoché impossibile. Il marmo di Lasa fu dunque l’alternativa più indicata, anche per un’ulteriore sua caratteristica positiva rispetto al Carrara: la grande resistenza alle intemperie, proprietà che proprio i Paesi meno gratificati dal sole al Nord delle Alpi, apprezzavano in particolar modo. Come apprendiamo da una lettera di Braun scritta a Praga ed inviata a Ötz il 3 agosto 1718, egli ordinò, ancor prima del 1718, in Tirolo, tre blocchi di marmo dei quali due furono recapitati già alla fine di luglio dello stesso anno passando per Linz. Del terzo blocco egli scrive che intende pagarlo al momento della consegna. Nello stesso anno (1717) è documentata una fornitura all’Abbazia di Lambach in Austria Superiore da parte del maestro scalpellino Pietro Antonio Maggi di Silandro. Maximilian Pagl, abate dell’abbazia benedettina di Lambach, registrò nel suo diario l’acquisto del marmo. Il 7 aprile 1717 egli scrisse: “Ho stipulato con Pietro Antonio Maggi, maestro scalpellino di Silandro in Tirolo, un contratto per la fornitura del bel marmo bianco di Silandro per due statue dell’altare maggiore, trasportato via acqua a Hall, ho promesso il pagamento di 4 fiorini e 30 Kreuzer a piede, e successivamente ho pagato un forfait di 15 fiorini.”

=== Il marmo di Lasa per il classicismo di Monaco di Baviera === 

Con l’annessione del Tirolo all’Elettorato Bavarese (26 dicembre 1805), crebbe anche l’interesse dei Paesi confinanti per la pregiata pietra naturale venostana. Nel giugno del 1826 – il Tirolo faceva nuovamente parte dello Stato plurinazionale degli Asburgo – è documentata la visita a Silandro e a Lasa, del cavaliere Leo von Klenze, Consigliere Segreto Bavarese e Sovrintendente di Corte all’Edilizia, insieme ad un ispettore edilizio per un sopralluogo al giacimento marmifero e per accertare l’idoneità del materiale per diversi grandi progetti a Monaco di Baviera. Klenze aveva avuto, tra le altre cose, l’incarico della riorganizzazione edilizia di Monaco. Alcuni esempi: il Marstall, la Königsplatz, la Ludwigstraße, la Gliptoteca, l’Haslauer-Block, la Loggia della Gloria, la vecchia pinacoteca, la Residenz. Tra il 1826 e il 1828 fu costruito l’Odeon secondo i suoi progetti. Altre opere da lui realizzate sono il Walhalla a Regensburg, la Sala della Liberazione a Kelheim, la Konstitutionssäule a Gaibach e il Kanaldenkmal presso il Burgberg ad Erlangen. I suoi progetti venivano sovente completati da gruppi di statue dello scultore bavarese Ludwig Schwanthaler, uno degli scultori più richiesti al servizio di Ludovico I di Baviera. Il maestro scalpellino di Monaco di Baviera, Bernhard Schweizer fornì il marmo ai suoi committenti bavaresi per 20 anni. Ludwig Schwanthaler morì nel 1848 e Bernhard Schweizer, che per certi periodi aveva dato lavoro fino a 70 operai, iniziò a commerciare marmo per conto proprio. È dello scultore di corte bavarese, gran maestro della scultura classicistica nella Germania meridionale, il detto: “Il Carrara e formaggio, il Lasa vive.”
Ma momentaneamente la notorietà del marmo di Lasa è limitata a pochi Paesi.

Carl Steinhäuser fonda la "Laaser Marmorwerke"

Il professor Carl Steinhäuser, scultore di Brema, aveva visto i lavori di Ludwig Schwanthaler a Monaco di Baviera, e aveva già fatto conoscenza col marmo di Lasa nei suoi anni giovanili quando era transitato nel 1835, in viaggio verso Roma, dove perfezionò la sua formazione e iniziò la sua felice carriera artistica. Nel 1863 gli fu affidata la docenza per una cattedra appena istituita alla scuola d’arte di Karlsruhe e avrebbe dovuto creare per il suo promotore, l’arciduca Federico I von Baden, delle sculture per il giardino del castello di quella città. Per i suoi lavori, Steinhäuser intendeva rifornirsi da Schweizer il quale era però più interessato ad appaltare nel modo più redditizio possibile i suoi diritti. Nel 1864 egli concluse un contratto di subappalto con Steinhäuser per lo sfruttamento del giacimento delle cave di Covelano e Lasa. L’esperto gestore di cave aveva visto la sua opportunità nell’appaltare non il marmo, ma i diritti d’estrazione. Partner di Carl Steinhäuser fu Peter Lenz, il suo collega artista di Roma, col quale fondò nel 1865 la „Lenz εt Steinhäuser“, la prima impresa di lavorazione del marmo di Lasa. Nel 1866 ebbe inizio la costruzione di un’officina a Lasa cui fu dato il nome di "Laaser Marmorwerke".

Il marmo di Lasa famoso nel mondo grazie all’Esposizione Universale di Vienna

Johannes, figlio di Carl Steinhäuser, al quale furono affidate ben presto le redini dei “Marmorwerke Laas”, ebbe il merito di portare a fama mondiale la pietra naturale di Lasa. Già nel 1867 essa fu presentata alla “Marmorata” di Roma, il mercato presso il quale si approvvigionavano gli artisti del luogo. Culmine delle azioni promozionali di Johannes Steinhäuser fu però la dotazione dell’Esposizione Universale di Vienna nel 1873 con marmo di Lasa. Venne così introdotto il marchio “Laaser Marmor” per tutte le varietà di marmo della Val Venosta distribuite da Steinhäuser in qualità di titolare dei “Marmorwerke Laas”. Per oltre un decennio Steinhäuser riuscì a gestire l’esercizio sottocapitalizzato col sostegno dei parenti e con incarichi offertigli, ma nel 1879 la situazione economica precipitò. Il suocero di Johannes Steinhäuser, facoltoso commerciante di Brema, intervenne per favorire la cessione dei diritti commerciali di Steinhäuser alla Wiener Union-Baugesellschaft, che già in passato aveva rappresentato gli interessi di Steinhäuser a Vienna. Il contratto entrò in vigore il 1° luglio del 1881. Johannes Steinhäuser rimase nell’azienda con la carica di direttore artistico fino alla sua morte nel 1892. Fu poi, nuovamente, la Wiener Union-Baugesellschaft a introdurre il "Laaser Marmor" in casa Asburgo e di conseguenza in tutta la Monarchia Danubiana, ma anche presso altre casate europee. La fama mondiale del marmo di Lasa si deve in gran misura anche ad un altro pioniere. L’anno 1851, nasce il padre dell’estrazione industriale del marmo di Lasa: Josef Lechner.

Josef Lechner, iniziatore dell’estrazione industriale del marmo di Lasa

Nel 1883 Josef Lechner prese in gestione dal comune di Lasa la cava Weißwasser in Val di Lasa e si assicurò una parte dei diritti di Ludwig Veith per la Nesselwand e lo Jenngraben. Josef Lechner, ben presto conosciuto col nome di “Marmor Lechner”, ebbe successo, investì nelle migliori tecnologie di lavorazione della pietra dell’epoca ed esportò i suoi prodotti in tutto il mondo. In alcuni periodi diede lavoro fino a 100 operai. Josef Lechner realizzava opere artistiche e scultoree col marmo di Lasa, che nel frattempo era assurto a fama mondiale, e lo esportava in Austria, Ungheria, Russia, Gran Bretagna, Germania e persino in Paesi lontani quali l’Etiopia e gli USA. Monumenti famosi usciti all’epoca dal laboratorio di Lechner, furono, tra gli altri, la statua di Cristo alta 3,5 m per Riga, una grande statua di Cristo per Berlino e diverse figure per la Siegesallee di quella città, un grande monumento funerario (Braunschweig), il grande altare per Marlengo presso Merano e il monumento della Regina Vittoria consegnato a Londra nel 1903. L’apertura della ferrovia della Val Venosta nel 1906, fece il resto. Il marmo di Lasa divenne un articolo da esportazione mondiale.